Storie di Carta

Racconto n°1: Histoire cruelle

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view post Posted on 7/4/2014, 13:07
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Histoire cruelle




“Se allungassi una mano, potrei toccare la luna che sembra congelata nella pura immobilità di ghiaccio di questa limpida notte. Chissà, Forse questa sarà la mia ultima notte...
Ho freddo: forse a causa di questa febbre maledetta che mi divora lentamente, traghettandomi con doloroso accanimento all’Acheronte.

Ho paura di morire.

Mi chiedo se tutti coloro che vedo lassù, mentre mi osservano severi da ogni stella con i loro volti pallidi, gli occhi spenti e il sorriso smunto, ne abbiano avuta altrettanta. Quando arrivano ad affrontare l’ultimo Istante, le persone reagiscono nei modi più impensati, io lo so bene!

Tosse maledetta! Sputo sangue e muco e il sapore ferroso mi riempie la bocca... Soffoco, perdio!

Madame Grisson mi porge un fazzoletto... Sacré diable, le faccio orrore!
Sta qui solo per avidità, perché la pago bene, vecchia maledetta!
Io stesso mi odio e non mi sopporto nel vedermi così ridotto... un relitto che affonda, ecco cosa sono!
Eppure, fino a non troppo tempo fa ero forte, ero possente.
Dio mi perdoni, mi credevo immortale, a volte...

Io ero il Signore della Morte, ecco chi ero!

Fa freddo, certo. Ma d’altro canto non esiste coltre o coperta in grado di riscaldarmi.
Il mio è un freddo interiore, forse quello delle anime morte che mi porto nel cuore.
Ne ho uccisi tanti! Credevo di fare il mio dovere espletavo una sacra Missione, così pensavo.
Invecchiando comincio però ad aver dei dubbi.
La vecchiaia è un tempo di riflessione e di romanticismo, dicono i poeti: magari hanno ragione. O forse mi sto solo rincitrullendo.
In fondo, poco me ne importa.

Sono un assassino io? O non piuttosto un giustiziere?
Se sono un assassino, sono probabilmente il più temibile omicida della Storia.

Ho ucciso centinaia di persone: nobili e borghesi; preti, donne, ragazzi...
Generalmente sono morti senza soffrire.
Ho sempre avuto nel sangue l’abilità di dare la morte in maniera indolore. O quasi.
Non ho mai odiato nessuno di quelli che ho giustiziato.
Ho ucciso perché andava fatto, non si è mai trattato di una faccenda personale... Mai!
Non mi sento colpevole, ma la Morte si avvicina e cerco disperatamente nelle sue orbite ghignanti una risposta ai miei tanti perché.

Quando ero giovane non mi ponevo tutte queste domande: uccidevo e basta.
Uccidere era il mio mestiere, e lo facevo molto bene!

Oggi rifletto in questo letto sporco dei miei umori di vecchio e mi rotolo nel truogolo dei miei rimorsi.

Verrà la Morte e mi prenderà per mano.
Oddio, che male! I polmoni mi scoppiano e la penna trema...
Una macchia rossa sul lenzuolo: sangue ed inchiostro si mischiano insieme... La linfa della vita con quella dei ricordi.

Presto o tardi, un tratto di penna metterà fine ad entrambi, perché così finiscono gli uomini, siano essi re o plebei...
Cittadini senza più voce, corpi senza più vita.
Così passa la gloria del mondo... Eternamente, crudelmente!
Oggi sei un potente e domani... Domani sei pasto per vermi luridi e grassi. Che burla infame!

Ne ho uccisi tanti e mia virginale e dignitosa Sorella mi ha sempre aiutato a dare la giusta morte ad ognuno.
Forse (oso sperarlo!) indolore; certo rapida e sicura.
Un attimo di terrore assoluto, come lo è il mio, ora che sento il freddo della Falce sul collo, poi il Nulla!

E’ dunque questo, mio Dio,il giusto prezzo da pagare per un uomo che ha sempre fatto il suo dovere?
Ho contribuito in maniera fondamentale all’accensione del Lume della Ragione io: nessuno mai è tornato a dirmi che la cosa non era stata giusta; mai un’operazione fu da me eseguita men che a regola d’arte!

L’unico che mi ha dato dei grattacapi e che oggi mi fa restare nel tormento è il Capeto.
Ho ucciso, e male, l’Unto del Signore... Mi perdonerà Iddio?

Era sempre così: lo scivolare rapidissimo nelle guide ben oliate e poi il tripudio del sangue, l’urlo della folla, il rito dell’Esecuzione quasi sospeso nel tempo e nello spazio.
Alla fine, restavamo in tre, la Ghigliottina, la Testa ed io.
Noi eravamo i soli protagonisti che sapessero quale fosse realmente il dramma che stavamo recitando. Gli altri erano solo comprimari...

Perfino quell’odioso Santerre, spocchioso e tronfio con i suoi soldatacci pronti a respingere chiunque avesse voluto salvare all’ultim’ora il Re, non contava nulla, con la sua sciabola ridicolmente sguainata in quella mattina del 21 di Piovoso, freddo come questa notte, ma illuminato da un grigio sole che pareva non volersi mai più arrendere a sorridere visto quello che noi, uomini retti ed illuminati, stavamo facendo in nome e per conto della Sacra Rivoluzione.

Luigi lo sapeva e lo sapevo anche io... Eravamo quasi due complici, in quel momento:lui la vittima,io il carnefice,eppure uniti indissolubilmente.
Finché potei decentemente, lo lasciai fare, anche se Santerre, il Mastino di Robespierre, mi guardava con odio malcelato.
Lì sul palco non aveva alcun potere: il capocomico ero io e io solo decidevo i tempi e i modi.

Si volse al popolo, il Re; gridò che moriva innocente e che mai avrebbe voluto, così si augurava, che il suo sangue avesse a ricadere sulla amatissima Nazione di Francia!

Lo legai ed egli mi sorrise... Lo ricordo ancora, quel sorriso: non era il sorriso di un tiranno, ma quello di un uomo semplice che va sereno alla morte, certo di una vita migliore.
L’avrò anche io il premio di una vita migliore, o sarò condannato, per quella morte orribile, a vagare negli Inferi per tutta l’Eternità?

La lama cadde sicura e mia Sorella la Veuve mi sussurrò il suo gelido bacio.
Lo faceva sempre mentre calava, sbieca per Volontà Regia: fatale e precisa come la rendeva la mia mano.
Sembrava viva, ed era bellissima mentre scendeva, accompagnata dal peso della Giustizia del Popolo.

Così era ogni giorno, molte volte al giorno; limpida e sicura come il sole che s’alza ogni mattina, fino anche Dio lo vorrà.
Anche la mia Lama si sollevava e scendeva pietosa, certa di essere l’incarnazione della Giustizia popolare, come io ne ero certamente il modesto ma finissimo interprete finale.

Quel giorno però, forse per l’emozione, avevo disposto male la traversa sul collo di quel Re che si era appena rivolto al popolo sostenendo valorosamente la sua innocenza...

Luigi strillava come un maiale, e dovetti io stesso saltar velocemente sul legno e spingere giù con forza selvaggia la lama per tranciargli il collo!
Orrore! Le mie mani erano adesso lorde del sangue di Luigi.

Il sangue del Re Capeto, il Sang Real... Forse avevo versato il sangue stesso di Gesù Cristo; almeno così mi è stato detto.

Non era blu il sangue di Luigi, ma rosso, proprio come il mio.
Era però un sangue speciale, che dava davvero i brividi; quando esposi la testa del Cittadino Luigi, perfino le sdentate ed arcigne tricoteuses che sferruzzavano ridendo ad ogni testa caduta, tacquero e io ne sortii per sempre mutato e terribilmente sconvolto...”



La stanza era fredda e solo un lume gettava un poco di luce gialla all’intorno.
Una luce malata, malsana, come malsano era del resto il luogo...
Odore di muffa, squittii di topi neri dagli occhi rossastri che sembravano in attesa di potersi nutrire con l’anima degli sventurati che avevano osato discendere le scale antiche di marmo viscido che egli stesso aveva disceso poco tempo prima quella sera.

L’uomo si guardò intorno, per essere certo che solo i ratti fossero testimoni silenziosi del suo crimine.
Accertatosi di esser da solo, infilò furtivo nel panciotto i fogli di carta ingiallita e fragile...
Aveva paura, doveva riconoscerlo, ma ne era valsa la pena, di questo era sicuro!

Tutto si sarebbe aspettato meno che gli capitasse quella drammatica, atroce lettura sotto agli occhi.
Questo era certo come certo era il fatto che quelle pagine testé rubate, gli avrebbero fruttato abbastanza per tacitarsi la coscienza.
Quanto poi al prezzo che aveva pagato al custode... beh, quella era una ben misera cosa, rispetto al tesoro straordinario che aveva testé nascosto, a pesargli sul cuore.

La paura l’avrebbe scacciata con un buon bicchiere di vin caldo, al quale avrebbe meritatamente fatto seguito la gioia per il successo.

Era sceso nel luogo più remoto, il più segreto Sancta Sanctorum di quella biblioteca pubblica.
Un luogo vietato ai comuni mortali, di cui aveva sentito parlare per caso da amici scrittori.
Lì venivano tenuti segregati i volumi più misteriosi e pericolosi di tutta Parigi, così gli avevano detto.
La cosa si era rivelata esatta, anche se mai nessuno avrebbe immaginato di poter trovare quello che a lui era capitato di scoprire!

Immerso nella putrefazione stagnante e muffosa dell’Enfer, come veniva chiamata quell’enclave maledetta, comprensibilmente mai aperta alla pubblica consultazione, egli aveva scorso volumi tremendi, pieni di oscuri disegni, di immagini oscene e blasfeme oltre il limite della sopportazione umana.
Neppure osava ricordare i titoli che gli erano scorsi sotto agli occhi, dal “Malleus Maleficarum” fino al più osceno e terribile di tutti: quel “De Lucifer Vitae et Virtutem”, redatto tanti secoli prima dall’oscena setta diabolica che ostentava la sua malefica essenza anche nel nome che si s’era scelto: “Sacrum Cardinalium Collegium”.

E guarda il caso, proprio nell’aprire un antico grimoire che recava una nota sbiadita in cui si affermava fosse rilegato addirittura in pelle umana, aveva rinvenuto il suo tesoro!
Sotto alla carta che foderava la copertina, aveva sentito un calore strano.

C’era, a cercarlo, un lievissimo rigonfiamento che gli sembrava, potenza dell’immaginazione, pulsare sotto alla sua mano.

Non aveva perso tempo: con un coltellino, facendo molta attenzione, era riuscito a sollevare il rivestimento e tra il piatto e la rilegatura, indubbiamente in pelle, umana o meno che fosse, era apparso un plico ripiegato.

Carta molto antica, fors’anche pergamena...
Nello scorrerlo, l’orrore di era impossessato di lui, affascinandolo imperiosamente, tanto che aveva divorato ogni parola, ogni emozione che da quei fogli sembrava palpitare fluidamente verso il lettore, quasi che lo spirito del terribile Scrivente li permeasse ancora come quando la mano rugosa e tremolante li aveva vergati, piegandosi alla volontà di quell’uomo temibile e straordinario.

Erano un brandello, seppur cospicuo, delle favoleggiate “Mémoires” di Henry - Charles Sanson, il Boia di Parigi che aveva decollato tanto Luigi XVI, quanto Robespierre.

Per lui erano uno straordinario quanto tremendo tesoro!

Si levò dalla sedia, prese il lume e si diresse verso il corridoio ove lo attendeva il vecchio e disgustoso custode.
Questi si fece consegnare la lampada e lo condusse verso l’uscita, profondendosi in catarrosi ringraziamenti per la promessa di un sovrapprezzo “Per il prolungato disturbo, buon uomo!”

“Sì, Monsieur... Come desidera Monsieur!” fu la risposta biascicata in alcolici arzigogoli mnemonici dal ferino sentore di osteria.

Arrivato sull’uscio, l’uomo gettò al vecchio bavoso le due monete e sorrise: aveva già in mente il titolo del suo libro tratto da quegli appunti d’inferno: “Le memoires d’un Bourreau. Par Honoré de Balzac”

Sarebbe stato un successo, lo sapeva!...
La gente avrebbe adorato il dipanarsi delle memorie di un boia come Sanson e lui, il grande Honoré, gli avrebbe elegantemente confezionato la giusta veste per consegnarle all’eternità!

Uscì nel gelo di quella notte in cui i vagiti del nuovo Anno non erano ancora del tutto sopiti.

Piovoso era il nome con il quale i sanculotti avevano ribattezzato gennaio e la pioggia sferzante che cadeva copiosa, sembrava voler perfidamente giustificare quel nome con i suoi fastidiosi aghi di ghiaccio liquido.

Pochi passi, e Balzac si ritrovò di fronte all’imponente chiesa di Notre Dame.
Le guglie gotiche sembravano urlare, più che invocare la loro preghiera verso il cielo imbronciato.
Non si vedeva alcuna stella nel cielo, ma una folata più violenta spazzò per un attimo le nubi scure, consentendo per un attimo alla pallida testa mozza della luna di apparire per un saluto veloce.

Un ghignante gargoyle si riflesse nell’algido argento dell’astro.
Sembrava che il suo eterno sorriso demoniaco, che forse era invece davvero una smorfia minacciosa e protettiva contro le forze del Male, fosse direttamente rivolto a lui.

Honoré rabbrividì e si strinse nel mantello come se fosse una placenta rassicurante.
L’acqua che usciva dal doccione sembrava pianto...
Un pianto stanco e crudele.
Stanco e crudele, già...
Proprio come gli appariva in quell'attimo Parigi; o come forse tutto sommato era davvero il mondo!


Edited by AndreaEmiliani - 17/11/2015, 11:03
 
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LaSerenissima
view post Posted on 9/4/2014, 13:34




Il boia di Parigi nelle mani di uno scrittore.
Può l'inchiostro determinare le sorti di un uomo?
Già in questo scritto ce lo ha consegnato umano, quando probabilmente non lo era.
Un bel racconto, Autore.
 
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view post Posted on 9/4/2014, 17:26
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Uffiziale

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Non ci sono riuscita, ho provato con tutte le forze ma la maestrina che c'è in me ha prevalso. Mi dispiace, autore! Ero lì lì per non commentare, lasciar andare, chiedendomi ancora se partecipare o meno avendo a disposizione ancora parecchi giorni prima della scadenza...
Comunque veniamo alle noti dolenti(ssime).
Prima di tutto Histoire è femminile, quindi Cruelle; Sacré diable; Les Mémoires, Bourreau.
Ora passando al racconto in sé per sé, si nota una padronanza della propria fantasia che fa arrivare a credere al lettore di star leggendo una pagina accaduta realmente e non inventata. O forse è accaduta realmente? Lo stile non mi prende particolarmente, ma riconosco che è stato costruito a posta, a tavolino, per mimetizzarsi con uno scritto dell' 800, quindi è comunque un punto a favore. I barocchismi e la ridondanza smorzano un po' il ritmo serrato dell'intreccio.
I lati positivi però vengono parecchio affossati da quegli errori! Un racconto così mi pare sia frutto di ricerche e labor limae e poi mi si cade su cose un po' stupide come la lingua e errori un po' scolastici? Uno affina il proprio stile tanto da farlo assomigliare ad antico autentico e mi mette Cruel ne titolo? Scusa autore, ma il titolo è una parte fondamentale del racconto, è il suo biglietto da visita, la sua stretta di mano. Che penseresti se un professionista ti desse un biglietto da visita con degli errori di ortografia o grammaticali sopra?
(P.S. Anche la formattazione... okay, esiste la barra spaziatrice e ce ne siamo accorti, ma forse ne abbiamo fatto troppo ricorso ;)? )
 
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view post Posted on 9/4/2014, 18:52
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Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

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Oh, meno male, trovo dieci minuti per commentare la Narrativa amatissima.. Era ora!;-)
Devo ripagare un sacco di debiti, essendo mancato alcuni attimi per il braccio, ma insomma.. Migliora, ergo damose da fa, come dicono quelli che parlano in Argot!;-)

Due righe per Quiet, da Nostromo: non credo proprio sia giusto mettersi la mordacchia e pensare di non partecipare solo perché si incontrano sviste(visto il livello del racconto, dire che tali sono, onestamente; anche perché basta una passata sul Traduttore e tutto apparirebbe in modo corretto! La fretta.. La voglia di pubblicare.. Magari usando termini che non sono afferenti alla nostra lingua madre. Capita, direi!:-).
E', al contrario giusto che si rilevino imprecisioni.. Io semmai non userei questi toni assoluti, decisamente da.. ghigliottina;-) ma comprendo che, per lei che è traduttrice, diano più fastidio che a me: all'Autore/ice nin zo, però!:-)
Se si sale in cattedra si fa sempre la figura dell'antipatico e ci vuole poco, invece, per accogliere l'errore con disponibilità e simpatia (Dany uccide sulle svirgolature che di regola io per esempio perdono quasi sempre, ma lo fa con indubbia classe, è noto!;-) , senza usar matitone bleu (alla francese, tiè!;-).
In ogni caso, ripeto: ha fatto bene a segnalare.. Unica cosa, amica mia: "La façon de donner vaut mieux que ce qu'on donne!" Intelligenti, pauca verba! Ahah!

Detto ciò, che mi competeva per correttezza istituzionale, passo con piacere al raccontone!:-)
Credo anche io che l'autore, con bella preziosità, si sia voluto calare nel periodo della narrazione, e bene, molto, ha fatto, perché io odio, letteralmente (vedi, Quiet che non sei la sola... passionale, diremo così?:-)letteralmente, dicevo, quando leggo una storia, chessò, ambientata sulle caravelle di Colombo, che parlano come se fossimo al giorno d'oggi!
Insomma, per capirci.. un po'come il famoso orologio al polso del centurione nel filmone "Scipione l'Africano" di Carmine Gallone, se rendo l'idea!;-)
Qui invece no. Qui c'è molto di quel senso (sapore) di feuilleton che mi conquista come la Carmencita della Paulista, ossia.. a prima vista!;-)

Mi piace molto lo stacco tra la parte realizzata in prima persona dei favoleggiati Diari di Sanson e la seconda, che ci dipinge un mostro sacro della Narrativa mondiale, in versione molto più umana e deprivata del laticlavio accademico...
Mi pare abbia pienamente ragione la Siora Dogaressa, quando dice che qui ci viene consegnato un Boia di Parigi molto umanizzato, persino.. simpatico.
Non concordo invece con lei quando dice che non era umano... Io, parlando di mostri, definiamoli così, ho spesso avuto modo e maniera di argomentare che tali individui sono fin troppo umani (vedi i nazisti, ad esempio e, volendo, il mio "Io le conoscevo bene"... Vedi mai che qualcuno lo legge?,-) , ma andrei fuori tema; però per la chata.. Wooww!;-).
Non ho letto, confesso, le pur esistenti (adoro chimi costringe a documentarmi... Grazie, Autore!;-) "Mémoires" di cui qui si narra la genesi, diciamo così, ma devo dire che ho letto quelle del Boia di Roma, Mastro Titta.
Sono ovviamente persone e contesti diversi, anche perché i Sanson furono una vera dinastia di carnefici, mai insomma... Io credo che, in qualche modo, queste parole siano molto realistiche (giusto, Quiet, non si capisce mica se è tutto inventato o c'è del vero, qui dentro, concordo!), e questo è un bel merito, secondo me.
Sanson si auto assolve, tipico di tiranni ed assassini.. seppure qui siamo di fronte ad un assassino statale, seppur disprezzato dalla gente per bene, dalla quale era ritenuto un necessario strumento.

Lo trovo un racconto ben cesellato e scolpito, che porta una firma abbastanza reperibile, nelle nostre crociere, ma insomma.. ce piace!:-)
Speri si apra una bella chata, perché di argomenti troppi ce ne sono, qui dentro!
Beh, senza fare come il boia che si vide la moglie divorziare quando... cominciò a fare gli straordinari portandosi il lavoro a casa;-),direi che chi ben comincia è alla metà dell'opera, per cui confido in una crociera di livello, come merita il tema, voilà!
Andy


P.S. Consiglio anche, incidentalmente, il bellissimo racconto di Rino L. che direi gli corre molto vicino, pur diversissimo!
Lo trovate in Biblio!:-)

"NODI AL PETTINE"
 
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view post Posted on 9/4/2014, 19:10
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Uffiziale

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No no no! Non ho detto che non avrei partecipato perché c'erano delle sviste nel racconto! Devi aver letto male o devo essermi espressa male io. In generale non so se partecipare più che altro perché non so se ho il tempo per poi commentare tutto ecc, é periodo di esami scritti finali + preparazione di orali questo...

Non sono particolarmente d'accordo con la tua perla in francese, in medio stat virtus. Non credo sia più importante il cosa e che si possa tralasciare completamente il come. Il massimo é saper ottimizzare cosa e come, una buona media. Sfido te, comunque, a non segnalare o a non essere infastidito da un racconto con una trama avvincente ma errori di ortografia e grammatica italiana banali. Ok, forse si può capire perché il francese non é la lingua madre dell'autore, ma ripeto: dietro un lavoro così cesellato per questo racconto una controllatina ad un veloce dizionario online o almeno google l'avrei fatta perché altrimenti il risultato sembra una contraddizione in termini.
 
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view post Posted on 9/4/2014, 19:17
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Pardonnez moi, Mademoiselle!;-)
Ho certo mal interpretato io... chieggo venia!;-)Sul resto.. perdona, ma resto della mia idea.. saper porgere una critica vale perfino molto più della pur preziosa critica stessa, anche perché ripeto e ribadisco: ci sono cose e cose.
Ma del resto ripeto anche del pari che la tua critica è legittima e, appunto, preziosa..
Però....C'est le ton qui fait la chanson, come diciamo noi a Helsinki! Ahah!
A tout a l'heure!
Andy
 
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view post Posted on 9/4/2014, 19:19
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Non mi sembrava di essere stata così "cattiva". Sai a volte leggendo si può equivocare perché il tono lo dà solo l'impostazione della voce, cosa che in un forum non si sente.
 
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view post Posted on 9/4/2014, 19:44
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Ma per carità, cara: tu non sei cattiva... Ti traducono così! Ahah!
Sul discorso del forum e del Web (vexata quaestio!) ha pienamente ragione.
In ogni caso, secondo me nessun problema, direi... Au contraire!!:-)
Andy


Jessica_rabbit

Edited by AndreaEmiliani - 9/4/2014, 21:24
 
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rino.l
view post Posted on 9/4/2014, 20:01




Piaciuto.
Rngrazio Andy per la segnalazione .

A me è piaciuto,non dico nulla su errori et similia perchè ho ben da imparare :)
.

piaciuto e vi lascio con un gioco per...cerebrolesi :woot:

Il gioco del Boia

Regole del gioco

Cosa serve

Il fegato

Che altro serve:

Un pacchetto di sigarette possibilmente mezzo usato, un tavolo, ed un numero indefinito di cristiani.

Regole del gioco
A turno i partecipanti sono tenuti ad effettuare il lancio. Si appoggia il pacchetto sul bordo del tavolo di modo che ne spunti quasi una metà. Da sotto con le dita bisogna dare un colpo dal basso verso l'alto facendo rotolare il pacchetto il quale deve ricadere sul tavolo.
Chi fa cadere il pacchetto in pedi (con il lato piu' piccolo adiacente al tavolo), e con l'apertura verso l'alto è il Re Boia.
Chi fa cadere il pacchetto in piedi (con il lato piu' piccolo adiacente al tavolo), ma con l'apertura in basso è il Re.
Chi fa cadere il pacchetto di traverso (con il lato laterale lungo adiacente al tavolo), è il Boia.
Chi fa cadere il pacchetto sdraiato (il lato più esteso adiacente al tavolo) è Schiavo.
Chi fa cadere il pacchetto fuori dal tavolo è Schiavo.
Chi non fa fare almeno un giro completo al pacchetto mentre è in aria è Schiavo.

Il concetto è semplice: il Re comanda, il Boia esegue, lo Schiavo subisce, il Re Boia decide ed esegue. punto.
Ogni Schiavo deve ricevere una punizione per ogni Re (pensata dal Re) ed eseguita da ogni Boia. E' chiaro che se vi sono un Re ed un Boia ogni Schiavo riceve una punizione, se vi sono due Re ed un Boia ogni Schiavo ne riceve due, così come se vi sono un Re e due Boia.
La cosa si complica, per gli Schiavi ovviamente, se vi sono due Re e due Boia, il che significa quattro punizioni. Provate ad immaginarvi quando vi sono quattro Re e quattro Boia.

Gli Schiavi che si sottraggono alle punizioni vengono linciati. I Boia che effettuano le punizioni con troppa leggerezza vengono linciati. I Re che infliggono punizioni particolarmente miti vengono messi al muro.
Che caz..volo, questo è un gioco da machi. :woot:
 
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view post Posted on 9/4/2014, 20:11
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Ribadisco ad nauseam: se no i xe mati, no i volemo! Ahah!
Non che ci abbia capito molto, ma in una vecchia soap su Scrivi, io sostenevo almeno due ruoli: il locandiere e...Mastro Titta.
Oggi sono Padre Jabal de Cersuemada... Attento al cerino, eretico! Ahah!
Andy

P.S. ah, sì.. ti devo un filmato sotto al tuo racconto.. provvedo!
E' bello fare il Re e anche il Boia, volendo!;-)
 
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FraCangino
view post Posted on 9/4/2014, 21:07




Quello che a me è piaciuto di più è l'immedesimarsi dell'Autore nei pensieri del boia, combattuto dai rimorsi. In un primo momento avevo pensato che l'Autore, nella prima parte del racconto, si riferisse a Robespierre, una figura di rivoluzionario-giustiziere che credeva veramente di dover adempiere ad una missione, e che, quando toccò a lui di passare dalla parte del condannato, si sarà reso conto di essere stato solo accecato dall' ideologia.

La Storia insegna che chi si trova investito dal potere di avere in pugno l vita delle persone, sia esso un tiranno o un semplice boia, o prima o poi vede lacerarsi il manto dell' "eroe votato ad una causa giusta". Un dramma interiore simile a quello del protagonista del racconto dovette viverlo il boia americano che impiccò i criminali nazisti a Norimberga: lessi su un libro che, una volta portato a termine il macabro compito, quasi ne menò vanto, come se la sorte di quegli uomini fosse dipesa da lui. Per ironia della sorte ( o, per meglio dire, per l'intervento di Colui che dall' Alto può giudicare), il boia di Norimberga morì pochi anni dopo in un incidente d'auto, e lo trovarono strangolato dalla cintura di sicurezza. Prima di morire, si sarà senz'altro reso conto di essere stato solo uno strumento e non la giustizia in persona.

Applaudo all'Autore e alla sua abilità narrativa.
 
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rino.l
view post Posted on 10/4/2014, 09:07




Oggi sono Padre Jabal de Cersuemada... Attento al cerino, eretico! Ahah!
Andy



preferivo Jessica Rabbit...hem,,,,



jpg

Attached Image: 640px-Gioco_inquisizione

640px-Gioco_inquisizione

 
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view post Posted on 10/4/2014, 09:23
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Ahah! Ma come fai? Ahah!
Bellissimoooooooo!
Unico, unico!
Bravissimo!
Andy


Edited by AndreaEmiliani - 9/3/2022, 17:30
 
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v111
view post Posted on 10/4/2014, 17:20




Premetto a tutti coloro che commenterò, che la mia non è di certo un giudizio dall'alto in basso. Mi reputo solo un discreto lettore, e i miei suggerimenti derivano solo dalla percezione al mio stomaco delle vostre opere. Perciò perdonate in anticipo ogni possibile passaggio offensivo. Mi riesce più facile commentare le opere anonime, non lasciandomi influenzare dalla personalità e dai precedenti lavori degli autori.

Racconto incalzante, frutto di un lavoro accurato, pieno di termini ricercati e riferimenti storico-letterari. Davvero belli alcuni passaggi come il riferimento alla " pallida testa mozza della luna " o al sapore ferroso del sangue, che riflettono il lettore all'interno della storia. Cercando il pelo nell'uovo, in un'opera che ho comunque molto apprezzato e letto con piacere, mi soffermerei su alcune ripetizioni del boia sul male che ha arrecato e sulla morte come punizione. Nel mio filtro forse avrei lasciato in alcune occasione qualche descrizione sulla putritudine dei luoghi, forse marcatamente sottolineata. Infine il riferimento alla morte di Luigi, mi ricorda il "miglio verde" di Tom Hanks (che però adoro). Nel complesso batto comunque le mani, all'autore di questo saggio, pieno di mistero e storia, ingredienti che attirano sempre l'attenzione. CONTE DI MONTECRISTO
 
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view post Posted on 10/4/2014, 17:57
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Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

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Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

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Meno male che Quiet gentilmente mi ha spiegato che stai chiudendo con i titoli dei film i tuoi commenti, altrimenti scemo come sono rischiavo di fare altre figuracce come quella di prima con il P.S. I LOVE YOU!..
Poi davvero mi toccava mettere la MASCHERA DI FERRO per la vergogna!..
Dumas docet, nevvero? Ahah!
Andy


man+in+the+iron+mask
 
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