NVLLIVS IN VERBA TEMPVS EDAX RERVM La sofferenza eterna All'innocenza antica ormai s'alterna.
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| Ma il problema è distinguere tra elisione e apocope (troncamento). Nel primo caso resta l'apostrofo come segno dell'avvenuta elisione. Nel secondo, invece, nessun segno grafico. Riporto un altro intervento della Crusca sul tema. CITAZIONE Elisione e troncamento nell'italiano contemporaneo
"Valerio Borgianelli chiede se siano preferibili le forme elise m'incuriosisce e d'iconografia rispetto alle corrispondenti forme intere mi incuriosisce e di iconografia; Mara Agnitelli, sempre a proposito di elisione, chiede se sia più corretto scrivere l'aspettiamo o la aspettiamo. Stefano Deponti desidera sapere se sia più opportuno scrive ventuno anni, ventun anni o ventun'anni.
Le tre richieste, benché si riferiscano a forme diverse, sono riconducibili allo stesso fenomeno, già da tempo riscontrato nell'italiano contemporaneo: la tendenza al regresso delle forme tronche ed elise rispetto alle forme piene delle parole. Uno dei primi accenni al fenomeno si deve a Bruno Migliorini che già nel 1963 nel suo L'italiano contemporaneo notava il "lieve declino" dei troncamenti; l'argomento è stato ripreso da Nicoletta Maraschio nel 1982 a proposito del confronto tra le due versioni del doppiaggio del film Furia; Francesco Sabatini nel 1985 ha inserito fra i tratti fonologici caratteristici dell'italiano dell'uso medio "la tendenza - soprattutto nella lingua scritta - al rispetto dell'autonomia e integrità delle parole". Più recentemente, anche sulle pagine di questa stessa rivista (n° 15, ottobre 1997) Giovanni Nencioni esprimeva l'impressione che si stesse affermando "un nuovo orientamento" che portava a trascurare gli effetti cacofonici prodotti dalla mancata elisione e a preservare l'integrità della parola in un settore di ampia discrezionalità e di usi regionali differenziati.
In effetti, gli studi recenti sul parlato (parlato spontaneo, ma anche parlato trasmesso, cinematografico e radiofonico) confermano questa tendenza alla salvaguardia dell'interezza della parola anche nel fluire della catena parlata, dove naturalmente si verificano con maggior frequenza accorciamenti e sovrapposizioni. Le prime due richieste riguardano l'applicazione dell'elisione nel caso in cui un monosillabo (nei casi specifici mi, di, e lo) preceda una parola iniziante per vocale. Siamo nell'ambito del possibile, non c'è nessun obbligo di elidere, ma è opportuno valutare caso per caso. Se infatti con di l'elisione continua a essere applicata spesso e ci sono casi in cui è ritenuta obbligatoria (ad esempio Valeria Della Valle e Giuseppe Patota nel loro Salvaitaliano indicano le forme d'accordo, d'oro, d'argento, d'epoca), con mi, come con gli altri monosillabi ti, la, vi, si, l'apostrofo è del tutto facoltativo e la sua introduzione sarà soggetta al ritmo e all'evidenza che lo scrivente intende attribuire alle singole parole del suo testo, siano anche monosillabi e apparentemente poco rilevanti: diversa infatti risulta l'intensità, ad esempio, delle due frasi "mi annoio a morte" e "la pioggia m'annoia". La scelta di elidere il monosillabo lo richiede riflessioni un po' più sottili perché, in alcuni casi, l'eliminazione della vocale potrebbe generare ambiguità. In particolare sarà opportuno evitare la possibile sovrapposizione tra verbo e sostantivo nei casi del tipo "lo uso" e "l'uso" e non trascurare la distinzione di genere dove risulti determinante per la comprensione del testo: un enunciato come "l'aspettiamo", proposto dalla nostra lettrice, è praticabile solo dove sia deducibile dal contesto se quel l' stia per lo o per la, altrimenti l'elisione va evitata. Il monosillabo lo, questa volta invariabile, può svolgere anche altre funzioni all'interno del testo: può essere ripresa pronominale frasale in contesti del tipo "non sappiamo con certezza se verrete, ma ce l'aspettiamo" e in questo caso può elidere (oltre a combinarsi con altri clitici); può inoltre costituire l'elemento pronominale di un complemento predicativo come in "quella ragazza sembra distratta, ma non lo è" e, in questo caso invece deve mantenere sempre la sua forma integra e non può essere soggetto a elisione.
Con la terza richiesta siamo invece nell'ambito del troncamento (o apocope), quel fenomeno per cui alcune parole subiscono la caduta di un elemento fonico (vocale, consonante o sillaba) in fine di parola. Anche l'apocope rientra in un quadro di ampia discrezionalità: salvo alcuni casi obbligatori (qual, buon, bel, un, San), molti sono i contesti in cui risulta facoltativa e condizionata dagli usi regionali (ad esempio è più rara nel Mezzogiorno rispetto alla Toscana e all'Italia settentrionale). Rientra in questi casi facoltativi anche il numerale ventuno (come tutti i numerali composti con uno) che, seguito da un sostantivo, conserva la possibilità di alternarsi con la forma apocopata ventun in tutti i casi in cui è prevista l'apocope per l'articolo indeterminativo (prima di vocale, ma anche prima di consonante, con esclusione di s implicata, z e alcuni nessi consonantici), ovviamente senza l'introduzione dell'apostrofo. Le opzioni possibili sono quindi ventuno anni o ventun anni anche se la forma apocopata è decisamente prevalente prima di vocale e più rara in moduli ricorrenti del tipo ventun giorni, ventun settimane. Trattandosi di un caso facoltativo di apocope vocalica possiamo notare, ricollegandoci a quanto detto all'inizio, che la tendenza è comunque verso il mantenimento della forma intera, spesso preferita anche per non incorrere nel dubbio grafico dell'introduzione o meno dell'apostrofo." Un altro esempio su una di quelle parole evidenziate in rosso oggetto di apocope obbligatoria? BUON UOMO. CITAZIONE BUON’UOMO O BUON UOMO?
Buon uomo, naturalmente. Perché si tratta di troncamento di “buono”, non di elisione. Se invece l’aggettivo fosse “bravo” diremmo brav’uomo: qui c’è elisione, con tanto d’apostrofo. Come distinguere il troncamento dall’elisione? La spiegazione è alla voce elisione e troncamento. Ci sono poi, per approfondire l’argomento, anche altre due voci: la voce elisione e la voce apostrofo. E approfondiamo. CITAZIONE ELISIONE E TRONCAMENTO
Sui giornali, e a volte anche nei libri, c’è qualche incertezza nell’uso dell’apostrofo. Troviamo per esempio che qual è, tal è, qual altro, tal altro, vengono scritti con l’apostrofo: “qual’è”, “tal’è”, “qual’altro”, “tal’altro”. Qual è la causa di questa incertezza? Vediamo di capirlo esaminando i due fenomeni gemelli di elisione e troncamento.
Il fatto che l’elisione generi l’apostrofo è chiaro (vedi elisione e anche apostrofo). L’elisione della vocale finale crea un legame con la parola successiva, segnalato appunto dall’apostrofo (l’alba, dell’ancora, quest’anima).
Ma chi crea pasticci sull’uso dell’apostrofo è il troncamento. Esso consiste nella soppressione dell’ultima vocale àtona (cioè non accentata) o addirittura dell’ultima sillaba àtona di una parola, e non richiede l’apostrofo: mar al posto di mare, amor al posto di amore, fra al posto di frate, san al posto di santo, qual al posto di quale, tal al posto di tale, gran al posto di grande eccetera.
Il troncamento riguarda la parola in sé, e a differenza dell’elisione non lega la parola con quella successiva. Molto spesso, anzi il più delle volte, troviamo il troncamento davanti a un’altra parola che comincia per consonante. È il caso, per esempio, di “signor mio”, “amor paterno”, “buon governo”, “mar Tirreno”, “qual donna”, “tal libro”. A volte, come abbiamo detto, riguarda tutta l’ultima sillaba della parola: “gran cosa” (per grande cosa) “san Giovanni” (per santo Giovanni), “fra Ginepro” (per frate Ginepro). Qui è facile riconoscerlo e non confonderlo con l’elisione, perché non ci sarà mai un’elisione davanti a parola che cominci per consonante.
Ma le cose si complicano quando una parola troncata come signor, buon, mar, qual, tal si trova davanti a un’altra parola che comincia con vocale, e allora ci si può facilmente confondere con l’elisione; e si vede perciò scritto “tal’è”, “qual’è”, “tal’altro”, “qual’altro”, “buon’uomo”. Ma sono errori.
C’è un modo semplice per capire se ci troviamo di fronte ad elisione (che richiede l’apostrofo) o a troncamento (che non lo richiede)? Certo che c’è. E allora vediamolo.
Se una parola, privata della vocale finale davanti ad altra parola che comincia per vocale, può stare così accorciata anche davanti a parola che comincia per consonante, si tratta di troncamento: niente apostrofo. Esempio: fin allora, e non “fin’allora”, perché si può anche dire fin troppo, fin tanto.
Attenzione: davanti ad un nome o a un aggettivo il raffronto va fatto tra parole dello stesso genere (maschile o femminile). Dunque: nessun esempio (maschile) perché si può dire nessun libro (maschile), ma nessun’amica (femminile) perché non si può dire “nessun tortora” (femminile); un asino (maschile) perché si può dire un cavallo (maschile); ma un’asina (femminile) perché non si può dire “un cavalla” (femminile); buon anno (maschile) perché si può dire buon tempo (maschile) ma buon’annata (femminile) perché non si può dire “buon stagione” (femminile); ventun anni (maschile) perché si può dire ventun cavoli (maschile); ventun isole (femminile) perché si può dire ventun lettere (femminile). Dopo tutta questa fatica, un’aggiuntina sadomaso non guasta.
Ci sono, ebbene sì, dei troncamenti che vogliono l’apostrofo! Se non siete svenuti alla notizia, leggete nelle righe successive quali sono questi troncamenti maledettamente eccentrici.
– Gli imperativi dei verbi dare, fare, stare, andare, dire, in forma troncata: da’, fa’, sta’, va’, di’ (ma sono altrettanto corrette le forme piane dai, fai, stai, vai e le forme, più o meno accentate, dà, fa, sta, va, dì. Per un maggiore approfondimento vedi alla voce dà, dai o da’?). – Nel linguaggio colloquiale, i troncamenti di bene, poco, modo, un po’ antiquato fede: be’, po’, mo’, fe,’ come in va be’, un po’, a mo’ di, in fe’ mia. – Nell’uso letterario, e solo letterario, questo decisamente antiquato, troncamenti di ai, dei, coi, nei in a’, de’, co’, ne’: a’ colli, de’ libri, co’ lumi, ne’ boschi.
Basta. Tronchiamola qui. (fonte: http://dizionari.corriere.it/dizionario-si...oncamento.shtml)
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