Storie di Carta

Qual (‘) è giusto?;-)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/1/2016, 10:57
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Video

misura


Cari amici, oggi, in calce ad un brano, il nostro buon Càsmaran, il quale, essendo un.. “Gladiatore della penna” è un esperto di lingua italiana, come del resto lo sono quasi tutti o tutti loro, ha sollevato un interessante questione…
Infatti egli, commentando su altre cose, ha scritto la seguente frase a correzione di quanto l’autore aveva scritto nella sua opera...




CITAZIONE (Càsmaran @ 14/1/2016, 10:19) 
"Qual'è" senza apostrofo.

Orbene, l’Ita(g)liano, lo sappiamo, è una lingua piena di trappole e trabocchetti…

Tuttavia, poiché su questa vexata quaestio una volta tanto (incredibile dictu!;-) ho un mio pensiero personale, gli ho risposto e credo di far cosa utile e gradita a riportar qui questo argomento, che può essere molto interessante, tutto sommai.
Ecco qui il commento di cui in parola… Chatiamo?!:-)
Andy



Caro Càsmaran,
premetto che, tendenzialmente, salvo quando si scrive cercando di dare un tono “antico” alla narrazione, sono concorde con te su questa regola.
Pur tuttavia non sarei tanto apodittico nel dire che sia errore assoluto considerare troncamento e non elisione questa frase.
Per far prima, mi sono un poco fatto un giretto ed ho trovato uno splendido intervento di Luciano Satta, noto linguista e credo tuttora capo redazione de “La Stampa”.
Mi pare un buonissimo argomento di chata, tanto che andrò subito a riproporre la cosa in Grammaticando!:-)
Dai che ci divertiamo! Ahah!
Andy



Anche gli aggettivi e pronomi tale e quale diventano tal e qual sia dinanzi a vocale sia dinanzi a consonante, sia al maschile sia al femminile. Ma sono elisioni o troncamenti ? Cioè, è ancora frequente l’uso di far cadere le vocali finali di queste due parole davanti ad altra parola che cominci per consonante?
Possiamo rispondere sì per tale, giacché, senza contare l’espressione fissa il tal dei tali, si usa dire ancora « Nel tal giornale c’è il tal fotoservizio ». E allora scriveremo tranquillamente senza apostrofo tal amico, tal impresa e così via.
Ma qual è piuttosto raro davanti a consonante, e suona antiquato. Perciò alcuni grammatici consigliano di restaurare la forma qual apostrofata: qual’e. La presenza di due vocali uguali non fa tollerare in questo esempio che si scriva quale è, salvo che non si voglia dare a quale un risalto particolare. Ma davanti ad altra vocale l’imbarazzo dell’apostrofo può essere eliminato scrivendo quale per intero: quale amore, quale odio. In ogni modo noi siamo a favore di qual è, senza apostrofo; torneremo sulla faccenda tra poco, nelle nostre consuete osservazioni. [...]
Ma vediamo in breve come se la cavano gli scrittori con l’apostrofo, e quindi con l’elisione e il troncamento. Essendo l’apostrofo un segno dei meno appariscenti, può accadere che molti errori siano in realtà sviste tipografiche e niente più; tuttavia li citeremo, nel dubbio assolvendo l’autore.
La disputa se si debba scrivere qual’è o qual è non è risolta né dalle grammatiche, né tanto meno dalla letteratura. Sono per l’apostrofo, fra gli altri, Federigo Tozzi, Mario Tobino, Tommaso Landolfi, Paolo Monelli, Bonaventura Tecchi. Non apostrofano invece Vasco Pratolini, Giuseppe Berto, Alberto Moravia, Goffredo Parise, Libero Bigiaretti.
Ripetiamo alla buona i termini della polemichetta; e prendiamo gli argomenti di due studiosi: Franco Fochi (fautore dell’apostrofo) e Bruno Migliorini (che non ce lo vuole).
Dice il Fochi che per quale « il troncamento è cosa del tutto finita, che appartiene alla storia, e non più all’uso della parola ». Egli prosegue citando il qual maraviglia di Brunetto Latini a Dante, che oggi più nessuno direbbe; e osserva che qual resta soltanto nel detto scherzosamente solenne Tal morì qual visse, in una o due espressioni come per la qual cosa. Ricordate le combinazioni con certo – in certo qual modo, un certo qual garbo, una certa qual mansione – egli insiste: « Ma ecco che qui mansione, di tre sillabe, preferisce la forma intera: "una certa quale mansione". E l’effetto aumenta con l’allungarsi del nome: "un certo quale spiritello", "una certa quale condiscendenza", ecc. ».Insomma, secondo il Fochi, essendo il qual tronco una cosa storicamente morta, c’è solo il quale da elidere; perciò, apostrofo.
E sentiamo Bruno Migliorini: « Che si scriva un uomo e non un’uomo, un enorme peso e invece un’enorme ingiustizia è una distinzione non fondata sulla fonetica ma sulla schematizzazione dei grammatici. Distinzione artificiale è perciò quella fra "troncamento" e "elisione", ma una volta che questa distinzione si accetti, ne discende come un corollario ineluttabile che si debba scrivere senza apostrofo tal è, qual è... ».
L’argomento del Fochi fa riflettere, è vero. Ma ha qualche punto debole. Anzitutto l’esempio un certo quale spiritello non è acconcio; diciamo quale spiritello e non qual spiritello solo perché è buona norma non troncare davanti a parola che cominci con s impura.
Inoltre il Fochi cita onestamente alcuni esempi di sopravvivenza di qual.
Aggiungiamo, pignoli, il diffuso « Qual buon vento ti porta? »; e quattro citazioni di scrittori: « E qual rispetto dal concessionario... » (Domenico Rea); « ...senza qual sacro pudore » (Riccardo Bacchelli); « Qual testimone veridico... » (Carlo Emilio Gadda); « ... qual più qual meno » (Virgilio Lilli). Queste nostre quattro citazioni, ne siamo certi, possono aumentare, anche se non di molto. E allora, è proprio morto il qual?
Ma il nostro discorso è un altro. Franco Fochi sostiene che si deve scrivere qual’è ma non condanna come errore qual è; insomma egli ha messo o rimesso di moda un’altra duplice grafia del patrio idioma. Con tutte le parole che si possono scrivere in due, tre, quattro modi, non ce n’era davvero bisogno. [La prima scienza pp. 72−75]


Fonte: www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_qual.html

Edited by AndreaEmiliani - 25/10/2019, 19:54
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:10
Avatar

NVLLIVS IN VERBA

TEMPVS EDAX RERVM

La sofferenza eterna

All'innocenza antica ormai s'alterna.


Group:
Member
Posts:
3,050
Location:
Altrove.

Status:
Anonymous


Io concordo con la Crusca. Ho detto e lo ribadisco. :P

CITAZIONE
L'esatta grafia di qual è non prevede l'apostrofo in quanto si tratta di un'apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un'elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l'apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell'elisione). Come qual ci sono altri aggettivi soggetti allo stesso trattamento: tal, buon, pover (solo nell'italiano antico), ecc. È vero che la grafia qual'è è diffusa e ricorrente anche nella stampa, ma per ora questo non è bastato a far cambiare la regola grafica che pertanto è consigliabile continuare a rispettare.

A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:14
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


$_35

Ahah!
Andy
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:19
Avatar

NVLLIVS IN VERBA

TEMPVS EDAX RERVM

La sofferenza eterna

All'innocenza antica ormai s'alterna.


Group:
Member
Posts:
3,050
Location:
Altrove.

Status:
Anonymous


Ma il problema è distinguere tra elisione e apocope (troncamento).
Nel primo caso resta l'apostrofo come segno dell'avvenuta elisione.
Nel secondo, invece, nessun segno grafico.

Riporto un altro intervento della Crusca sul tema.

CITAZIONE
Elisione e troncamento
nell'italiano contemporaneo

"Valerio Borgianelli chiede se siano preferibili le forme elise m'incuriosisce e d'iconografia rispetto alle corrispondenti forme intere mi incuriosisce e di iconografia; Mara Agnitelli, sempre a proposito di elisione, chiede se sia più corretto scrivere l'aspettiamo o la aspettiamo. Stefano Deponti desidera sapere se sia più opportuno scrive ventuno anni, ventun anni o ventun'anni.

Le tre richieste, benché si riferiscano a forme diverse, sono riconducibili allo stesso fenomeno, già da tempo riscontrato nell'italiano contemporaneo: la tendenza al regresso delle forme tronche ed elise rispetto alle forme piene delle parole. Uno dei primi accenni al fenomeno si deve a Bruno Migliorini che già nel 1963 nel suo L'italiano contemporaneo notava il "lieve declino" dei troncamenti; l'argomento è stato ripreso da Nicoletta Maraschio nel 1982 a proposito del confronto tra le due versioni del doppiaggio del film Furia; Francesco Sabatini nel 1985 ha inserito fra i tratti fonologici caratteristici dell'italiano dell'uso medio "la tendenza - soprattutto nella lingua scritta - al rispetto dell'autonomia e integrità delle parole". Più recentemente, anche sulle pagine di questa stessa rivista (n° 15, ottobre 1997) Giovanni Nencioni esprimeva l'impressione che si stesse affermando "un nuovo orientamento" che portava a trascurare gli effetti cacofonici prodotti dalla mancata elisione e a preservare l'integrità della parola in un settore di ampia discrezionalità e di usi regionali differenziati.

In effetti, gli studi recenti sul parlato (parlato spontaneo, ma anche parlato trasmesso, cinematografico e radiofonico) confermano questa tendenza alla salvaguardia dell'interezza della parola anche nel fluire della catena parlata, dove naturalmente si verificano con maggior frequenza accorciamenti e sovrapposizioni.
Le prime due richieste riguardano l'applicazione dell'elisione nel caso in cui un monosillabo (nei casi specifici mi, di, e lo) preceda una parola iniziante per vocale. Siamo nell'ambito del possibile, non c'è nessun obbligo di elidere, ma è opportuno valutare caso per caso. Se infatti con di l'elisione continua a essere applicata spesso e ci sono casi in cui è ritenuta obbligatoria (ad esempio Valeria Della Valle e Giuseppe Patota nel loro Salvaitaliano indicano le forme d'accordo, d'oro, d'argento, d'epoca), con mi, come con gli altri monosillabi ti, la, vi, si, l'apostrofo è del tutto facoltativo e la sua introduzione sarà soggetta al ritmo e all'evidenza che lo scrivente intende attribuire alle singole parole del suo testo, siano anche monosillabi e apparentemente poco rilevanti: diversa infatti risulta l'intensità, ad esempio, delle due frasi "mi annoio a morte" e "la pioggia m'annoia". La scelta di elidere il monosillabo lo richiede riflessioni un po' più sottili perché, in alcuni casi, l'eliminazione della vocale potrebbe generare ambiguità. In particolare sarà opportuno evitare la possibile sovrapposizione tra verbo e sostantivo nei casi del tipo "lo uso" e "l'uso" e non trascurare la distinzione di genere dove risulti determinante per la comprensione del testo: un enunciato come "l'aspettiamo", proposto dalla nostra lettrice, è praticabile solo dove sia deducibile dal contesto se quel l' stia per lo o per la, altrimenti l'elisione va evitata. Il monosillabo lo, questa volta invariabile, può svolgere anche altre funzioni all'interno del testo: può essere ripresa pronominale frasale in contesti del tipo "non sappiamo con certezza se verrete, ma ce l'aspettiamo" e in questo caso può elidere (oltre a combinarsi con altri clitici); può inoltre costituire l'elemento pronominale di un complemento predicativo come in "quella ragazza sembra distratta, ma non lo è" e, in questo caso invece deve mantenere sempre la sua forma integra e non può essere soggetto a elisione.

Con la terza richiesta siamo invece nell'ambito del troncamento (o apocope), quel fenomeno per cui alcune parole subiscono la caduta di un elemento fonico (vocale, consonante o sillaba) in fine di parola. Anche l'apocope rientra in un quadro di ampia discrezionalità: salvo alcuni casi obbligatori (qual, buon, bel, un, San), molti sono i contesti in cui risulta facoltativa e condizionata dagli usi regionali (ad esempio è più rara nel Mezzogiorno rispetto alla Toscana e all'Italia settentrionale). Rientra in questi casi facoltativi anche il numerale ventuno (come tutti i numerali composti con uno) che, seguito da un sostantivo, conserva la possibilità di alternarsi con la forma apocopata ventun in tutti i casi in cui è prevista l'apocope per l'articolo indeterminativo (prima di vocale, ma anche prima di consonante, con esclusione di s implicata, z e alcuni nessi consonantici), ovviamente senza l'introduzione dell'apostrofo. Le opzioni possibili sono quindi ventuno anni o ventun anni anche se la forma apocopata è decisamente prevalente prima di vocale e più rara in moduli ricorrenti del tipo ventun giorni, ventun settimane. Trattandosi di un caso facoltativo di apocope vocalica possiamo notare, ricollegandoci a quanto detto all'inizio, che la tendenza è comunque verso il mantenimento della forma intera, spesso preferita anche per non incorrere nel dubbio grafico dell'introduzione o meno dell'apostrofo."

Un altro esempio su una di quelle parole evidenziate in rosso oggetto di apocope obbligatoria?

BUON UOMO.

CITAZIONE
BUON’UOMO O BUON UOMO?

Buon uomo, naturalmente. Perché si tratta di troncamento di “buono”, non di elisione. Se invece l’aggettivo fosse “bravo” diremmo brav’uomo: qui c’è elisione, con tanto d’apostrofo. Come distinguere il troncamento dall’elisione? La spiegazione è alla voce elisione e troncamento. Ci sono poi, per approfondire l’argomento, anche altre due voci: la voce elisione e la voce apostrofo.

E approfondiamo.

CITAZIONE
ELISIONE E TRONCAMENTO

Sui giornali, e a volte anche nei libri, c’è qualche incertezza nell’uso dell’apostrofo. Troviamo per esempio che qual è, tal è, qual altro, tal altro, vengono scritti con l’apostrofo: “qual’è”, “tal’è”, “qual’altro”, “tal’altro”. Qual è la causa di questa incertezza? Vediamo di capirlo esaminando i due fenomeni gemelli di elisione e troncamento.

Il fatto che l’elisione generi l’apostrofo è chiaro (vedi elisione e anche apostrofo). L’elisione della vocale finale crea un legame con la parola successiva, segnalato appunto dall’apostrofo (l’alba, dell’ancora, quest’anima).

Ma chi crea pasticci sull’uso dell’apostrofo è il troncamento. Esso consiste nella soppressione dell’ultima vocale àtona (cioè non accentata) o addirittura dell’ultima sillaba àtona di una parola, e non richiede l’apostrofo: mar al posto di mare, amor al posto di amore, fra al posto di frate, san al posto di santo, qual al posto di quale, tal al posto di tale, gran al posto di grande eccetera.

Il troncamento riguarda la parola in sé, e a differenza dell’elisione non lega la parola con quella successiva. Molto spesso, anzi il più delle volte, troviamo il troncamento davanti a un’altra parola che comincia per consonante. È il caso, per esempio, di “signor mio”, “amor paterno”, “buon governo”, “mar Tirreno”, “qual donna”, “tal libro”. A volte, come abbiamo detto, riguarda tutta l’ultima sillaba della parola: “gran cosa” (per grande cosa) “san Giovanni” (per santo Giovanni), “fra Ginepro” (per frate Ginepro). Qui è facile riconoscerlo e non confonderlo con l’elisione, perché non ci sarà mai un’elisione davanti a parola che cominci per consonante.

Ma le cose si complicano quando una parola troncata come signor, buon, mar, qual, tal si trova davanti a un’altra parola che comincia con vocale, e allora ci si può facilmente confondere con l’elisione; e si vede perciò scritto “tal’è”, “qual’è”, “tal’altro”, “qual’altro”, “buon’uomo”. Ma sono errori.

C’è un modo semplice per capire se ci troviamo di fronte ad elisione (che richiede l’apostrofo) o a troncamento (che non lo richiede)?
Certo che c’è. E allora vediamolo.

Se una parola, privata della vocale finale davanti ad altra parola che comincia per vocale, può stare così accorciata anche davanti a parola che comincia per consonante, si tratta di troncamento: niente apostrofo. Esempio: fin allora, e non “fin’allora”, perché si può anche dire fin troppo, fin tanto.

Attenzione: davanti ad un nome o a un aggettivo il raffronto va fatto tra parole dello stesso genere (maschile o femminile). Dunque: nessun esempio (maschile) perché si può dire nessun libro (maschile), ma nessun’amica (femminile) perché non si può dire “nessun tortora” (femminile); un asino (maschile) perché si può dire un cavallo (maschile); ma un’asina (femminile) perché non si può dire “un cavalla” (femminile); buon anno (maschile) perché si può dire buon tempo (maschile) ma buon’annata (femminile) perché non si può dire “buon stagione” (femminile); ventun anni (maschile) perché si può dire ventun cavoli (maschile); ventun isole (femminile) perché si può dire ventun lettere (femminile).
Dopo tutta questa fatica, un’aggiuntina sadomaso non guasta.

Ci sono, ebbene sì, dei troncamenti che vogliono l’apostrofo! Se non siete svenuti alla notizia, leggete nelle righe successive quali sono questi troncamenti maledettamente eccentrici.

– Gli imperativi dei verbi dare, fare, stare, andare, dire, in forma troncata: da’, fa’, sta’, va’, di’ (ma sono altrettanto corrette le forme piane dai, fai, stai, vai e le forme, più o meno accentate, dà, fa, sta, va, dì. Per un maggiore approfondimento vedi alla voce dà, dai o da’?).
– Nel linguaggio colloquiale, i troncamenti di bene, poco, modo, un po’ antiquato fede: be’, po’, mo’, fe,’ come in va be’, un po’, a mo’ di, in fe’ mia.
– Nell’uso letterario, e solo letterario, questo decisamente antiquato, troncamenti di ai, dei, coi, nei in a’, de’, co’, ne’: a’ colli, de’ libri, co’ lumi, ne’ boschi.

Basta. Tronchiamola qui.

(fonte: http://dizionari.corriere.it/dizionario-si...oncamento.shtml)

:P
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:32
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Interessante!
Io, sul discorso del pover uomo sono, sempre salvo che non si voglia dare un forte sentimento di aulica antichità, perfettamente d’accordo sul troncamento e non sull’elisione, ergo senza apostrofo.
Lo scrivo di regola così.
Ma resto dell’idea che non si possa, su casi del genere, essere troppo tetragoni..
Dipende, a mio modo di vedere, dal contesto.

“ A voi, pover’uomo, non chiederemo altro, poiché Noi siamo l’Inquisizione e l’Inquisizione discende direttamente da Dio. Per questo non serve altro per condannarvi che la Nostra decisione che non può che dall’Alto essere ispirata”

“Povero Nostromo: un pover uomo messo alla guida di un simile Vascello.. Gli tocca fare il Nocchiero in gran tempesta, porello!” ;-)

Naturalmente si fa per chiacchierare e giuocare; poi certo che la Crusca fa di molto bene.. score! Ahah!
Grazie, Càsmaran, del tuo prezioso contributo… Dovresti intervenire più spesso anche qui dentro, è utilissimo!
Poi vedremo cosa ne pensano gli altri.. il bello alla fine è chatare!:-)
Andy
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:45
Avatar

NVLLIVS IN VERBA

TEMPVS EDAX RERVM

La sofferenza eterna

All'innocenza antica ormai s'alterna.


Group:
Member
Posts:
3,050
Location:
Altrove.

Status:
Anonymous


Allora applichiamo la regola che ho riportato al tuo esempio (povero uomo):

CITAZIONE
C’è un modo semplice per capire se ci troviamo di fronte ad elisione (che richiede l’apostrofo) o a troncamento (che non lo richiede)?
Certo che c’è. E allora vediamolo.
Se una parola, privata della vocale finale davanti ad altra parola che comincia per vocale, può stare così accorciata anche davanti a parola che comincia per consonante, si tratta di troncamento: niente apostrofo. Esempio: fin allora, e non “fin’allora”, perché si può anche dire fin troppo, fin tanto.
Attenzione: davanti ad un nome o a un aggettivo il raffronto va fatto tra parole dello stesso genere (maschile o femminile). Dunque: nessun esempio (maschile) perché si può dire nessun libro (maschile), ma nessun’amica (femminile) perché non si può dire “nessun tortora” (femminile); un asino (maschile) perché si può dire un cavallo (maschile); ma un’asina (femminile) perché non si può dire “un cavalla” (femminile); buon anno (maschile) perché si può dire buon tempo (maschile) ma buon’annata (femminile) perché non si può dire “buon stagione” (femminile); ventun anni (maschile) perché si può dire ventun cavoli (maschile); ventun isole (femminile) perché si può dire ventun lettere (femminile).

Si può dire POVER CANE? si può dire POVER DONNA? No.
Pertanto non è troncamento, e l'apostrofo ci vuole, perché è elisione.

Verifichiamo se ho ragione?

Ma sì, dai.

CITAZIONE
SI DICE: POVER’UOMO
NON SI DICE: POVER UOMO
POVER’UOMO O POVER UOMO?
Questione molto e inutilmente discussa perché le normali leggi dell’uso ci dicono pover’uomo, con l’apostrofo. Si tratta infatti, secondo le regole ben note, di elisione e non di troncamento (vedi elisione e troncamento).
I dubbi nascono dal fatto che un famoso poeta, Giosuè Carducci in una sua poesia tra le più note, Davanti San Guido, scrisse pover uom senza apostrofo, considerando dunque pover un troncamento di povero: “Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’”.
E bene fece il Carducci perché quel pover, troncamento di sapore letterario, si accompagna con uom e con tu se’, altri troncamenti inusuali, anch’essi di sapore letterario, presenti nello stesso verso. Ma qui siamo di fronte ad una lingua poetica, che segue leggi ben diverse da quelle della lingua corrente.
Anche Dante usa pover come troncamento in Purgatorio XVI: “Buio d’inferno e di notte privata / d’ogni pianeta sotto pover cielo”.
La lingua dei poeti è uno strumento di creazione artistica, non di comunicazione quotidiana. A loro è lasciata la scelta di uno stile, quindi un uso delle parole che non può far testo nella vita di tutti i giorni.
Volendo tuttavia introdurre anche nel nostro linguaggio un pizzico di creatività, potremmo fare di pover + uomo una parola sola: poveruomo. Attenti, però: diventa un nome dal sapore lievemente spregiativo: “Sei un poveruomo”. E in Toscana: “Sei un poveromo”.

(fonte: http://dizionari.corriere.it/dizionario-si...over-uomo.shtml)

;)
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 11:58
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Esatto, “Poveruomo" prende altro sapore, giustissimo!

Ma infatti, io ho detto che si pole far uso di codesto apostrofo solo e soltanto se si vuol rafforzare un concetto particolare, appunto una forma aulica, molto antica.

E’ come quando, scherzando, io faccio i proclami e i decreti del Maggior Consiglio degli Staffetti, usando spesso “Et” alla maniera latina piuttosto che “E” in italiano…
Un modo di rendere più forte , sia pure in quel caso con volontà e scopo di allegria, un certo sapore..

Per dire: in Toscana usano tantissimo il pepe nero, io, se posso e se devo, uso piuttosto il peperoncino, che male non fa e se usato bene non danneggia perfino le ricette toscane. Al limite, guarda, il pepe bianco, voilà! Ahah!
Andy

Peraltro: non c’entra forse molto, ma stavo proprio l’altro giorno riprendendo in mano la mia copia e “La Legenda aurea” di Jacopo da Varagine (o da Varazze, anche).
Ebbene, nonostante il fatto che sia una copia piuttosto.. d’antan , il titolo è “Leggenda aurea”.
Ora, comprendi bene che, se nel caso di Fallada non è poi cosa così grave, qui ci troviamo di fronte ad uno scaravoltamento del senso… Eppure capita spesso che ci si trovi di fronte a casi del genere, anche in campo editoriale…

Mah, rimane che siamo di fronte ad una lingua difficilina, ecco perché mi piace poi ragionare così, anche se io sono e resto uno zuccone ignoranterrimo, ma questo è un altro paio di maniche! Ahah!
Andy
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 12:06
Avatar

NVLLIVS IN VERBA

TEMPVS EDAX RERVM

La sofferenza eterna

All'innocenza antica ormai s'alterna.


Group:
Member
Posts:
3,050
Location:
Altrove.

Status:
Anonymous


CITAZIONE
Ma infatti, io ho detto che si pole far uso di codesto apostrofo solo e soltanto se si vuol rafforzare un concetto particolare, appunto una forma aulica, molto antica.

Non nell'esempio di pover'uomo, però. Lì è corretto mettere l'apostrofo nella versione quotidiana, e anzi non mettere l'apostrofo rende il troncamento "aulico" e poetico (usato solo da Carducci e Dante, appunto).

Del resto, qual'è con l'apostrofo dove lo riscontriamo, nella nostra letteratura?

Io lo riscontro in un testo del 1700... (https://books.google.it/books?id=C0TSAAAAM...0poesia&f=false)

E basta (su 20 pagine di risultati di ricerca in google libri).
Credo sia più un errore dell'autore o un refuso.
 
Website  Top
*Danyela*
view post Posted on 14/1/2016, 16:12




Tutto interessante, molto... ma per me il discorso si riduce solo a questo:

"qual é", senza elisione e senza discussione!!!

:woot: :woot: :woot:
 
Top
view post Posted on 14/1/2016, 16:14
Avatar

NVLLIVS IN VERBA

TEMPVS EDAX RERVM

La sofferenza eterna

All'innocenza antica ormai s'alterna.


Group:
Member
Posts:
3,050
Location:
Altrove.

Status:
Anonymous


Chiedo venia, sono abituato (deformazione professionale) ad argomentare e dimostrare le mie ragioni :DD al di là di ogni ragionevole dubbio
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 16:16
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Ah, ecco.. a proposito di apodittico, nevvero? Ahah!
Ciao, Lady Shark.. piacere di vederti in groppa agli Squaletti come Venere coi delfini, neh? Uniquique suum! Ahah!
Andy


118_di00118
 
Website  Top
view post Posted on 14/1/2016, 16:33
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Argomentare è sempre un ottimo esercizio, Càsmaran e la chata serve a confrontarsi argomentando, appunto
Non far caso a Dany.. con lei ci pizzichiamo da secoli per principio..
Anche se dicessi che è la migliore Pescia Topa del mondo (vecchia chata sulle Sirene!;-), sarebbe capace di darmi torto.. Arriva all’autolesionismo per contraddirmi, ma le voglio bene lo stesso! Ahah!

Anche io, e non solo per deformazione professionale, argomento.. E che mal c’è, mio Dio?!:-)
Siamo qui per questo, direi L’unica cosa che mi spiace è che siamo solo in tre, ma al momento è un buon successo.. Speriamo tornino i tempi delle grandi chate!!:-)
Andy
 
Website  Top
oissel@
view post Posted on 26/10/2019, 17:43




Macchina per scrivere e non macchina da scrivere.
Pochi coraggiosi utilizzano correttamente quel "per".
 
Top
view post Posted on 25/8/2021, 05:58
Avatar

Capo della Corporazione del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto. A lui spetta l’intrattenimento delle Sirene e delle altre Creature del Mare, nonché di tutti i Fantasmi e le Fantasmine d’Autore.

Group:
Nostromo
Posts:
27,472
Location:
Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

Status:


Buondì!
Girellavo sul ponte di prima mattina e ho visto che qualcuno scartabellava qui, seppur come anonimo 😁😃.
Mi sembra cosa interessante, questa bella discussione che potrebbe, avendo un tema di interesse generale, tornare utile ad un povero scrittore come me e anche a quelli che invece sono (o almeno si sentono! Ahah!) molto più avanti, pover'uomini!;-)

Inoltre l'intervento della Dany mi commuove come sempre, ergo ve la ripropongo...
Come sempre, chata gradita e libera, ça va sans dir!:) voilà!:-)
Andy
 
Website  Top
view post Posted on 19/5/2023, 21:05
Avatar

Mozzo

Group:
Member
Posts:
237

Status:


La regola parla chiaro e tondo: qual è si scrive senza l'apostrofo ;)
 
Website Contacts  Top
14 replies since 14/1/2016, 10:57   1029 views
  Share